CLOSEUP
Zoom alla massima escursione focale
Inquadratura ravvicinata o ravvicinatissima, utilizzata nella fotografia e nel cinema
SEASCAPE
Viste del mare
Immagini suggestive del mare
URBAN
Fotografie nelle città
Paesaggi urbani
40 ANNI DI SCATTI
Carlo Zoppi nasce ad Ancona nel 1964 ed eredita dal padre Mario l’interesse per la fotografia.
Mario scattava foto di famiglia usando macchine a rullino e polaroid e filmava scene di vita e viaggio negli anni 60 e all’inizio degli anni 70 del secolo scorso, poi una prematura scomparsa lo allontanò dai suoi cari.
Carlo trovò da ragazzo una di quelle macchinette e comincio a scattare.
Con alcuni risparmi comprò la sua prima reflex e pian piano aggiunse vari obiettivi per dare il taglio giusto alle immagini che vedeva imprimersi prima nella sua mente che sui negativi e poi sulle diapositive.
Qualcuno cominciò a fare degli apprezzamenti sulle foto che Carlo faceva sviluppare senza intervenire in alcun modo perché già allora privilegiava il colore.
Un giorno, un fotografo professionista chiese di poter vedere meglio alcune semplici 10 x 15 che lui incorniciava su dei passe-partout neri per suo piacere personale.
Gli disse che c’erano cose interessanti e questo lo stimolò a migliorare tecnica e attrezzatura, entrando nel mondo Nikon.
Come in quasi tutte le proprie attività si mosse da autodidatta, sperimentando, visitando mostre, cercando di capire cosa gli piaceva di più.
Poi alcuni amici gli chiesero di immortalare i loro matrimoni.
Lavoro impegnativo per un novellino, ma i risultati furono soddisfacenti e fece alcuni lavori anche per uno studio fotografico di Ancona
Da qui a presentare le proprie opere in alcune mostre il passo fu breve e in diversi acquistarono sue immagini.
“Foto Annual 1994” pubblicò un suo scatto nell’annuario dei fotografi italiani.
Altre immagini furono utilizzate per alcune attività promozionali e pubblicate anche su riviste, tra cui Plein Air ed alcune sono conservate in collezioni private, presso la Collezione della Provincia di Ancona, al Centro Visite del Parco del Conero e alla scuola Silvio Pellico di Camerano.
Sue foto vennero pubblicate su riviste a tiratura nazionale, per documentare articoli tecnici di cui Carlo era autore, mentre altre vengono tuttora inserite in perizie professionali eseguite per la Magistratura o per altri committenti.
A metà degli anni 90 fu tentato di buttarsi professionalmente nel mondo della fotografia, ma alcune situazioni contingenti lo fecero desistere.
Nonostante questo, una o più macchine fotografiche lo hanno sempre seguito in passeggiate e viaggi.
Con l’avvento del digitale perse il piacere della stampa, ma continuò ad archiviare migliaia di immagini, perché lui ha sempre preferito la parola “immagine” a fotografia…
L’elaborazione dei file grezzi (RAW) memorizzati dalle macchine in fase di scatto ha rappresentato una notevole svolta nella visione che Carlo ha sempre avuto rispetto alla gestione delle immagini.
Da persona pronta a mettersi in gioco e a rivalutare le proprie opinioni, quasi alla fine del 2020 si è accorto che fino a quel momento aveva sottovalutato una marea di potenzialità nel campo della fotografia.
Lui era abituato a vedere un’immagine, cercare di immortalarla con uno scatto e poi a tenerla o buttarla basandosi sul risultato elaborato automaticamente dal programma che permette la visione con il computer.
Quindi, parti sfuocate, sovraesposte, sottoesposte, o con altri apparenti difetti andavano irrimediabilmente nel cestino.
Poi l’illuminazione: aprire un file grezzo (RAW) era come prendere una pietra per uno scultore! Dentro il blocco di marmo c’è l’opera che va tolta dall’involucro, nel file RAW c’è tutto quello che il fotografo ha visto o che gli è sfuggito, ma era lì in quel posto e in quel momento!!!
Usando i software di sviluppo era ed è possibile correggere quello che il software arbitrariamente fa o non fa emergere: tanti scatti non sono sbagliati, ma semplicemente male interpretati dalla logica informatica delle fotocamere e dei centri di sviluppo.
Quindi, l’arte non è solo fermare l’immagine, ma cesellare i singoli codici numerici che formano i pixel dell’immagine.
Una conferma ulteriore gli viene dalla lettura di una considerazione scritta da un fotografo: “Ormai non basta più saper scattare. Un buon fotografo lo riconosci dall’editing delle sue foto. Senza un buon editing le foto non sanno più di niente. È il mondo che va avanti.”
Un nuovo mondo si apre a Carlo Zoppi che inizia una nuova avventura fatta di scoperte e di proposte, senza mai manipolare le immagini, ma dando solo risalto alla realtà, troppo spesso nascosta delle cose.
Il suo studio si trova a Jesi, dove è possibile vedere i suoi lavori.
